Shine bright like a Diamond! (Brilla come un diamante), come cantava un po’ di tempo fa Rihanna. Ma cosa fa brillare un diamante? È il diamante stesso o è solo una questione di riflessione?
Riflessione di luce
Prima di tutto, un diamante in sé non brilla, ma riflette la luce che dà loro il loro bellissimo scintillio. Ciò ha tre cause principali: riflessione interna, rifrazione e dispersione.
Riflessione interna
Quando si tratta della luce che colpisce un diamante, solo una piccola parte della luce viene riflessa. La luce entra attraverso la parte superiore del diamante e viene tagliata ad angolo dall’interno del diamante. Questo accade dall’alto verso il basso. A seconda di dove colpisce la luce, si verificano rifrazione e dispersione. Questo crea aree chiare e scure naturali. Il processo di dispersione distribuisce la luce, che quindi “fa” brillare un diamante.
Rifrazione
I materiali trasparenti come i diamanti hanno un angolo critico in cui la luce si riflette internamente sulla superficie. Per questo motivo il taglio del diamante è estremamente importante. Un diamante dovrebbe essere tagliato il più vicino possibile al taglio ideale, come mostrato di seguito. Se il taglio è troppo profondo o poco profondo, la luce andrà persa. Mentre se tagliata a destra, la luce verrà riflessa e distribuita.
Uno degli elementi più essenziali per un diamante che abbia la quantità ottimale di “brillantezza” è la simmetria, che fa parte del modo in cui il diamante viene tagliato e modellato. Il diamante deve essere uniforme su tutte le estremità, con tutte le sfaccettature tagliate proprio così. Se c’è anche una minima asimmetria, la luce non si rifrangerà correttamente.
In misura minore, la chiarezza del diamante influisce anche sulla lucentezza. Le imperfezioni sulla superficie del diamante limitano la quantità di luce che può entrare nel diamante. Le inclusioni impediscono alla luce di muoversi liberamente all’interno della gemma. Queste imperfezioni sono come segnali di stop e dossi di velocità; influenzano il modo in cui viaggia la luce. Meno imperfezioni significano un diamante più brillante, poiché non c’è nulla (o quasi) che tolga lucentezza e brillantezza.
Dopo che il diamante è stato accuratamente tagliato e modellato per far rimbalzare perfettamente la luce, il passaggio finale nel suo completamento è lucidarlo con cura fino al suo livello finale di brillantezza. La lucidatura ha un effetto duraturo sulla brillantezza del diamante. Eventuali rugosità residue o imperfezioni esterne vengono erose molto delicatamente. In questo modo, i diamanti sono come quasi qualsiasi altra cosa; uno smalto accurato può davvero far risaltare la brillantezza.
Non è facile far brillare, anzi riflettere, un diamante nel modo giusto; i professionisti del settore devono sapere come tagliare e lucidare ogni pietra per ottenere i migliori risultati. Lo abbiamo chiesto ad esperti del settore come Esposito Gioielli, e la loro risposta è stata che è possibile vedere i risultati di questo sforzo ogni volta che si nota il modo in cui un diamante proietta una buona esposizione di luce e colore mentre viene spostato in un modo o nell’altro. Questa scintilla, o l’intensa gamma di luce e colori, è una grande parte di ciò che rendono i diamanti così preziosi ed amati.
Come già visto, esistono diversi tipi di riflessi che sono legati a diversi tipi di tagli. Con un taglio ideale, un diamante riflette la luce al massimo livello. Ciò significa che ha un alto grado di brillantezza.
Un taglio poco profondo fa per una buona riflessione. Il grado, tuttavia, sarà un po’ più scuro. Un taglio profondo darà al diamante una riflessione da discreta a scarsa, a causa della mancanza di brillantezza. Infine, il taglio molto superficiale e molto profondo mostra poca luminosità e dà un riflesso molto scarso.
In soldoni, il diamante riflette la luce e dunque non brilla di luce propria, e questa riflessione dipende anche e soprattutto da come un diamante viene tagliato. Più sarà preciso, più sarà luminoso. Ora, quando avrete una pietra preziosa tra le mani saprete il motivo del perché “brilla”.