Affinché la Tari (Tassa sui rifiuti) abbia una esenzione sulle case disabitate, devono essere comprovate come tali, altrimenti non sarà prevista alcuna esclusione perché vi è una differenza tra un appartamento non abitato per un determinato periodo di tempo o quando è praticamente inagibile.
La Tari è la tassa sui rifiuti, applicata secondo la normativa vigente su tutti gli immobili abitati. Ma quali sono i casi in cui è prevista l’esenzione e l’appartamento viene definito correttamente come un luogo disabitato?
Come poter evitare di pagare la Tari sulla seconda casa disabitata
Per le seconde case vige la stessa regola: per poter essere esenti dalle tasse della Tari, quest’ultime devono essere dichiarate (e comprovarlo con una documentazione) inabitabile. Con ciò si intende che non dev’essere presente alcun collegamento le reti elettriche, idriche e fognarie.
Viceversa, indipendentemente che sia prima o seconda casa, se ci fosse anche un solo collegamento che renderebbe l’appartamento vivile, non sarà prevista nessuna esenzione dalla Tari. Inoltre, se la casa risultasse inabitabile o inagibile, sarà possibile ridurre al 50% l’Imposta municipale propria (IMU).
Agevolazione sull’Imu e seconda casa
Oltre alle agevolazioni da poter ricevere sulla seconda casa (compresa l’esenzione dalla Tari), lo Stato prevede delle riduzioni anche dall’Imu, ma solo a determinati patti e condizioni. Ad esempio:
- Case inabitabili o non agibili: riduzione del 50% previa attestazione redatta da un tecnico del settore e abilitato ad esso.
- Immobili artistici o storici: valida come soluzione la concessione a comodato a terzi o in affitto.
- Locazione con canone concordato: in questo la riduzione dell’Imu arriva al 75%.
- Abitazioni in comodato a genitori o a figli: riduzione pari al 50% per quegli appartamenti concessi a titolo gratuito a genitori o figli in cui vivono in tale casa come abitazione principale.