L’uso della cannabis in Italia è consentito solo in ambito medico e industriale, mentre è illegale, anche per gli adulti, la coltivazione, la vendita e l’utilizzo di marijuana con un tasso di THC superiore allo 0,6% per scopi ricreativi (vedi qui per sapere cos’è il THC).
In particolare, il possesso di una piccola quantità di marijuana, o anche di un joint, può avere conseguenze pesanti, come il ritiro della patente di guida.
Le sanzioni però sono ancora più severe nei confronti di chi coltiva marijuana, o vende prodotti ricavati dalla stessa, senza aver ricevuto le relative autorizzazioni, in quanto se colti sul fatto si può rischiare di passare anche diversi anni al fresco.
Già, fin qui ci siamo, ma perché la cannabis non è legale in Italia, mentre in Olanda ci si può recare tranquillamente in qualsiasi coffee shop per fare una fumata?
Ebbene, la risposta ti lascerà alquanto stupito, perché tutto nasce da un fattore culturale e risalente ai primi anni Sessanta.
Dalla grande produzione ai grandi divieti, storia del rapporto dell’Italia con la cannabis
La storia racconta che negli anni Quaranta, mentre impazzava ancora la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia era il secondo produttore mondiale di canapa, subito dopo l’Unione Sovietica, anche se pure la Cina aveva iniziato a farsi strada nel business.
Secondo i rapporti Coldiretti di quel periodo, più di 1000 chilometri quadrati di campi, in Italia, erano coltivati a marijuana, che veniva impiegata soprattutto nella tessitura e nella fabbricazione di sacchi.
Tra il 1950 e il 1960, complice anche il boom economico che prediligeva le fibre tessili sintetiche e ricavate dal petrolio, iniziò il declino della produzione di canapa.
E, tanto per aggiungere la classica ciliegina sulla torta, nello stesso periodo, sulla spinta di quello che stava accadendo negli Stati Uniti, in tutto il mondo, Italia compresa, iniziò una vera e propria campagna internazionale contro i narcotici.
In Italia però la “morte” definitiva della marijuana legale si ebbe nel 1975 quando Francesco Cossiga, membro del partito democratico cristiano, riuscì a far passare la legge anti droga 685/75, pensata e scritta da lui, che di fatto fece scomparire gli ultimi campi coltivati a cannabis ancora presenti in Italia.
Legalizzazione cannabis in Italia: i passi fatti avanti e i passi fatti indietro
Nel 2006 la controversa legge 49/06, chiamata anche Fini/Giovanardi, rimosse la differenza tra droghe pesanti e droghe leggere, ma solo otto anni più tardi, nel 2014, la legge venne stroncata dalla Corte Costituzionale Italiana.
Oggi quindi il possesso di marijuana, come pure quello di hashish, non solo è punibile, ma viene pure sanzionato duramente come il possesso e il consumo di cocaina e di eroina.
La vendita, come pure la coltivazione e il possesso di marijuana, può portare da un minimo di 2 fino ad un massimo di 20 anni di carcere.
Ciò negli ultimi anni ha portato ad un sovraffollamento delle prigioni italiane e con più del 40% dei detenuti imprigionati per crimini relativi alla droga, anche se (altro consenso tutto “made in Italy”) il consumo di cannabis non si trova nella lista di questi “reati”.
Nel 2016, complice anche la sempre più crescente popolarità della marijuana usata per scopi ricreativi, in Parlamento venne proposto un nuovo disegno di legge teso a legalizzarla e sostenuto da diverse fazioni politiche, come il PD, i Verdi, i 5 Stelle, i Radicali e Forza Italia.
La nuova proposta di legge, purtroppo, è stata affossata dai politici più conservatori, in particolare da quelli della Lega e del Nuovo Centro, che hanno dichiarato che la cannabis non solo è pericolosa per la salute, ma che una sua eventuale legalizzazione non avrebbe risolto il problema della dipendenza da marijuana.
Il PD, che allora guidava la coalizzazione ed era un alleato del Nuovo Centro, lasciò cadere la questione, dichiarandola non prioritaria e preferendo far passare altre riforme costituzionali.
Con le dimissioni di Matteo Renzi, avvenute il 12 dicembre 2016, la legalizzazione della cannabis non fu più portata avanti in Parlamento, quindi è anche per quel motivo che, ancora oggi, la marijuana è illegale in Italia.